Questa volta eravamo nel fiabesco bosco di sant’antonio, a pochi chilometri da noi, a Macomer, si svolgeva la mostra del libro, autori e illustratori presentavano le loro opere e proponevano laboratori per bambini e ragazzi.
I primi giorni di festival abbiamo ricevuto le scolaresche, e tra alberi, rocce e muschi abbiamo lavorato su percorsi sensoriali e alfabeti misteriosi.
Hai mai pensato di toccare le parole? Di sentirle sotto i polpastrelli, come un segreto che si rivela poco a poco? Immersi tra il canto degli uccelli e il fruscio delle foglie, abbiamo scoperto questo alfabeto misterioso in Braille.
A piedi scalzi, sopra un telo che raccontava storie fatte di puntini, ci siamo lasciati guidare in un mondo in cui leggere non significa solo vedere, ma sentire.
“come si scrive il mio nome?”
Con curiosità e un pizzico di emozione, abbiamo provato a scoprirlo, tracciando i puntini, uno per uno.
Poi siamo saliti su corde basse, ci siamo sorretti al nostro compagno di fiducia, lui era i nostri occhi, noi bendati tra gli alberi, le mani che seguivano una fune, oggetti misteriosi da toccare e individuare. Quanti sensi abbiamo che molte volte dimentichiamo di avere?
Le sere si rientrava in paese, e come con dei vecchi amici ci si incontrava con gli ospiti e altri operatori della Mostra. Raccontavamo le nostre giornate, il nostro lavoro, uno scambio e una condivisione di idee e di punti di vista su vari argomenti, e noi curiosi di conoscere meglio il lavoro che sta dietro una vignetta, una copertina, un libro o nello scrivere una battuta comica.
Nel weekend tutto cambia, ci trasferiamo nella struttura di Su Cantareddu, arrivano undici piccoli elfi per passare con noi 24 ore, zaini, trolley, sacchi a pelo, materassini. A guardarli si potrebbe pensare in un trasloco temporaneo, invece si starà assieme solo una notte, quella della grande luna del castoro.
Ci conosciamo, diventiamo un grande cerchio e poi tutti a cercare il proprio benvenuto dal bosco, piccole squadre vanno alla ricerca di misteriosi elementi naturali come bastoni, pietre, foglie, devono fare attenzione ai suoni del bosco, non lasciarsi sfuggire i versi di piccoli animali che lo abitano, dopodiché ogni squadra costruisce il proprio totem con gli elementi trovati.
Capiamo che sono pronti al passaggio di entità, e creiamo il rito per cambiare nome, una grotta diventa il nostro tempio e a ritmo di bastoni battuti su delle pietre abbandoniamo il nostro vecchio nome per darcene uno nuovo.
Dobbiamo anche mantenere vivo il fuoco all’Interno della nostra struttura, per tenerla calda soprattutto la notte, si va alla ricerca di legna, il sole è calato e ognuno con la sua torcia in modo ordinato e attento va a fare la sua fascina o a spezzare qualche ramo secco.
Dopo la cena, il fuoco, le letture e i racconti ci danno la buonanotte.
La mattina ci raggiungono per colazione autori e illustratori ospiti della mostra insieme alla curatrice del festival per quella che verrà ribattezzata “la colazione con l’autore” e come previsto si crea una situazione molto divertente tra i piccoli elfi e queste persone adulte anagraficamente parlando.
Riprendiamo le nostre avventure una volta salutati gli ospiti, diamo qualche spunto con l’aiuto di una lettura per una caccia al tesoro, si gioca, si costruisce un villaggio elfico e poi tutti a percorrere un sentiero mimetico alla ricerca di probabili rifiuti antropici in natura. La giornata passa veloce, si pranza tutti assieme per poi spostarci a costruire una diga come la farebbe un castoro.
Arriva il momento dei saluti, vediamo i visi dei genitori entusiasti, i bambini che vorrebbero rimanere lì ancora qualche giorno e li capiamo.
Si chiude la struttura e ringraziamo chi ha voluto che noi portassimo elfitudine in quei boschi, sperando che sia solo l'inizio e guardando quegli alberi, quelle rocce e quei muschi che sia un arrivederci a presto.